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LA CERAMICA CALENA A RILIEVO

Nella Campania settentrionale, Cales, prima villaggio del popolo Ausone e poi importante Colonia Romana, collocata alle falde del Monte Maggiore e presso una ‘trafficata’ via di comunicazione commerciale tra il Lazio e la Campania, che poi prenderà nome di Via Latina, era molto nota, già ai contemporanei, per le sue pregiate risorse agricole e per i prodotti commerciali e artigianali. Tanto che le fonti antiche ne ricordavano la floridezza della sua terra e il proficuo commercio che arricchiva l’economia e la vita sociale dei ricchi Caleni, perfino il geografo Strabone denomina Cales ‘urbs egregia’ mentre Cicerone e Polibio la evocano tra le più belle città della Campania. I vini caleni sono spesso ricordati da poeti e scrittori latini e greci, ricordiamo Giovenale, Plinio il Vecchio, Ateneo ancora Strabone e, infine, Orazio che ne canta le qualità di questi vini da offrire al suo amico Mecenate, tra questi ‘Caecubum et prelo domitam caleno tu bibes uvam…’.  L’ager Calenus, inoltre, era un territorio ricco di sorgenti naturali, di risorse agro – pastorali, di legname per la produzione artigianale di strumenti agricoli, e soprattutto abbondava di argilla per la produzione su vasta scala di una ben nota ceramica a rilievo, che costituiva un prezioso servizio da mensa, non solo per l’aristocrazia locale ma anche per i ricchi patrizi dell’Italia romana. Dunque, ci troviamo di fronte a una produzione di vasellame molto richiesto e diffuso in una vasta e florida rete commerciale, che costituiva una potente base economica per la comunità calena di età romana.

La ceramica calena a rilievo era realizzata con un’argilla grigia o camoscio chiaro o rosato molto depurata, ricoperta con una vernice nera piombina dai riflessi metallici, rappresentata nelle principali forme delle patere con medaglione e patere ombelicate. La prima tipologia, ossia la patera con medaglione centrale, è decorata plasticamente con motivi figurati ed ornamentali a rilievo con soggetti derivanti dalla mitologia greca ( le Centauromachie, Dioniso e Arianna, le fatiche di Eracle) dalle battaglie gladiatorie, episodi dei saccheggi gallici o scene di vita quotidiana mentre la seconda tipologia reca un omphalos centrale, talvolta con fregi concentrici con motivi figurati o vegetali, testine o ‘mascherette’. Tale produzione calena a vernice nera è rappresentata anche dai gutti, dalla forma globulare su alto piede, lungo collo a beccuccio e piccola presa o di forma allungata, che reca il rilievo decorativo sulla parte superiore del vaso mentre i soggetti decorativi costituiscono i Satiri e le Menadi, le Nereidi e i cavalieri al galoppo ma la loro funzione resta incerta, si è anche ipotizzato l’uso di biberon o di versatoio per olio. Tale produzione artistica di alta qualità imita la lavorazione del vasellame in metallo e i motivi decorativi della toreutica mentre il linguaggio iconografico e stilistico si ricollega a quello dell’arte etrusca greca e magno – greco a testimonianza di una unitarietà culturale tra questi centri artigianali dell’Italia meridionale.

Le botteghe artigianali che producevano tale ceramica calena a rilievo sono state individuate dalla ricerca archeologica nei settori marginali della città romana, all’interno e all’esterno delle mura difensive, principalmente, nel settore settentrionale, presso la cosiddetta ‘arce’ medievale, nella zona dell’anfiteatro, nelle vicinanze della necropoli di Pezzasecca, e nell’area meridionale dell’abitato, in località Madonna delle Grazie. La produzione di tale ceramica si data tra il 250 e il 180 a.C., con attestazioni archeologiche in centri della Magna Grecia, della Sicilia e dell’Europa nord – orientale, ceramiche che recano anche la firma dei vasai caleni, quali ad esempio Atilii, Paconii, Gabinii, Canoleii associati all’etnico calenus o al locativo Calebus.

Queste famose patere a rilievo e gutti caleni sono conservati e possono essere ammirati nei vari musei campani, quali il Museo Provinciale Campano di Capua, il Museo Archeologico dell’Antica Capua di Santa Maria Capua Vetere e il Museo Archeologico Nazionale di Napoli mentre altro vasellame dell’antica Cales, insieme a una gran mole di altri beni della produzione artistica delle botteghe artigianali calene è dispersa nei vari musei d’Europa.

 

 

                                                                                                   Dott. ssa Concetta Bonacci

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI GENERALI

C. BONACCI, Cales un'area archeologica da riscoprire, Roma 2013

L. PEDRONI, La Ceramica Calena a vernice nera,  2001

C. PASSARO, Una mostra per Cales, Sparanise 2004

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